Professoressa Balzan, perché ha scelto questo titolo?
«Volevo dare un messaggio molto chiaro, che è ben noto a chi si occupa professionalmente di sostenibilità, ma che invece sfugge spesso ai consumatori e alle consumatrici. Molte volte troviamo una formula come questa riportata come claim su prodotti e servizi che si professano “green” senza esserlo davvero. Attenzione: l’impatto zero non esiste, in senso stretto, semplicemente perché ogni scelta genera un impatto. Parlando emettiamo CO2, utilizzando l’auto per andare al lavoro generiamo emissioni, acquistando un oggetto generiamo un impatto. In sintesi, ogni nostra azione, per il semplice fatto di essere al mondo, crea un impatto sociale, oltre che ambientale. Esistono, però, buone intenzioni e buone governance volte a minimoizzare gli impatti negativi».
Cosa possiamo fare per ridurre la nostra impronta?
«Dobbiamo anzitutto conoscere gli impatti che generiamo: la sostenibilità è una scienza esatta, perciò passa attraverso delle misurazioni. Dobbiamo darci degli obiettivi di miglioramento e dei valori da seguire. La prima sentenza italiana di green washing ha proprio sottolineato l’importanza della misurazione della sostenibilità: dobbiamo prima fare e poi comunicare».
Può spiegarci nel dettaglio le quattro “C” che devono accompagnare l’azienda nel processo di sostenibilità di cui parla nel libro?
«Certo, sono: capire, costruire, concretizzare e comunicare. È questo l’approccio più corretto da adottare per iniziare un percorso di sostenibilità. Come vedete, la comunicazione è solo l’ultimo step. Anzitutto, dobbiamo capire».
Ma come possiamo orientarci tra le tante certificazioni disponibili?
«Dobbiamo adottare degli standard riconosciuti internazionalmente, come gli ISO, perché solo così potremo diffondere la cultura della sostenibilità, ma non esiste una certificazione che valga a 360 gradi e la difficoltà forse è proprio questa. Perciò, alle aziende consiglio sempre di partire da un check up interno: chiedetevi come gestite il personale, quali consumi avete e come li mappate, come comunicate con gli stakeholder, che tipo di ritorni generate sul territorio. È un percorso impegnativo e spesso le aziende si spaventano, ma è importantissimo farlo. Solo in un secondo momento potremo capire qual è la certificazione che fa per noi e come fare per ottenerla. Infine, ricordatevi del bilancio di sostenibilità, uno strumento chiave per monitorare, comunicare e coinvolgere».