Un guardiadighe deve avere adeguate conoscenze tecniche, capacità di resistenza per affrontare i lunghi turni lavorativi e lavorare nelle dighe situate più in alto, una buona forma fisica per spalare per ore la neve in inverno e, soprattutto, non deve temere la solitudine, che può durare per giorni. Può capitare che il telefono non funzioni a causa delle cattive condizioni meteorologiche, e quando non si può utilizzare neppure l’elicottero ci si ritrova completamente tagliati fuori dal mondo esterno. Serve anche un po’ di abilità culinaria: la vita nelle case dei guardiani prevede infatti anche dei lavori domestici, tra cui fare le pulizie e cucinare. Le case dei guardiani comprendono solitamente la sala quadri, un locale tecnico, una cucina, un soggiorno, un bagno e le camere da letto, una per ogni guardiano. Negli alloggi c’è comunque sempre una razione di emergenza a cui attingere in caso di permanenza non prevista o più lunga del normale.
Spesso l’unica compagnia durante i turni è l’ululare del vento. Beh, ogni tanto passa anche una martora oppure una volpe. A proposito: un collaboratore di Alperia, ora in pensione, è riuscito ad addomesticare una volpe che alla fine passava sempre all’ora dei pasti.
Adesso in ogni casa dei guardiani c’è una connessione in fibra ottica con la rete internet, anche a 2.600 m di altitudine, così ci si sente un po’ meno isolati. In estate passano anche i turisti e alcuni fanno domande curiose sulle dighe e sul lavoro dei guardiani, che sono ben felici di rispondere.
“Se uno vuole davvero sapere quanto può essere duro lavorare sulle dighe, dovrebbe andarci durante i lunghi mesi invernali. Certi giorni i guardiani non escono nemmeno dalla porta di casa; per fare le misurazioni periodiche usano le gallerie sotto le dighe. Un guardiano deve essere in grado di affrontare la vita contando solo su sé stesso. E alle alte quote non è facile neppure dormire. È uno stress per il corpo e per la mente a cui nessuno vorrebbe essere esposto per così tanti giorni”, spiega Mairhofer. “Non tutti sono adatti e c’è stato chi dopo pochi mesi ha lasciato il lavoro”.
Ma torniamo alla routine di lavoro quotidiana in quota. Una volta arrivati in diga, si effettuano diverse misurazioni. Si misurano, ad esempio, le perdite d’acqua (nessuna diga ha infatti una tenuta del 100%), si controlla il livello dell’acqua, la pressione dell’acqua nei diversi punti, il movimento della diga. Le misurazioni vengono effettuate sia all’aperto che nelle gallerie che corrono all’interno degli impianti. A volte si utilizza un ascensore molto stretto per scendere di 60 metri fino al piede della diga per verificare, tra le altre cose, la funzionalità delle paratoie. Un’attenzione particolare è riservata al gruppo elettrogeno che, specialmente in inverno, permette di resistere nell’impervio ambiente montano in caso di interruzioni di corrente. Alcune misurazioni vanno effettuate quotidianamente, altre settimanalmente o mensilmente. Alcune si fanno solo in due, perché lassù si è tagliati fuori dal mondo e in caso di infortunio l’attesa dei soccorsi sarebbe lunga. “Ciascuno tiene d’occhio gli impianti e il proprio compagno, per la sicurezza di tutti”, spiegano i guardiani.