Oggi è la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri legati al clima. Un appuntamento che si celebra ogni anno, il 13 ottobre, per promuovere una maggiore consapevolezza circa la possibile riduzione dei disastri climatici. Nel 2023, la Giornata sarà dedicata al rapporto tra disastri e disuguaglianze con il tema: “Combattere la disuguaglianza per un futuro resiliente”. Sono, infatti, due facce della stessa medaglia: la disuguaglianza aumenta la vulnerabilità ai disastri e le catastrofi hanno un impatto sproporzionato sulle persone più povere e a rischio, peggiorandone ulteriormente lo status.
“Il nostro mondo è afflitto da una tempesta perfetta su diversi fronti. A cominciare da una crisi economica globale a breve termine. Le prospettive sono desolanti. Vediamo disuguaglianze sempre più profonde e una crisi del costo della vita in rapido dispiegamento. Interruzioni della catena di approvvigionamento e crisi energetica. Prezzi in rialzo. Tassi di interesse in aumento insieme all’inflazione. E livelli di debito che colpiscono i paesi più vulnerabili”, ha commentato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Per ridurre la vulnerabilità ai disastri è necessario affrontare tutte queste dimensioni. Se non lo faremo, gli esperti avvertono che entro il 2030, altri 37,6 milioni di persone vivranno in condizioni di estrema povertà a causa proprio degli impatti dei disastri legati al clima.
Circa il 75% degli eventi meteorologici estremi sono, infatti, collegati ai cambiamenti climatici alimentati dalle emissioni di carbonio: l’innalzamento delle temperature e l’aumento del livello del mare, la siccità estrema e al contempo le precipitazioni intense, le crisi idriche e la perdita di biodiversità. Sono tutti impatti diretti e indiretti del cambiamento climatico che riguardano ogni regione del pianeta, nessuna esclusa.
Dove sta andando il Global Warming? L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha pubblicato il suo Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici con esiti tutt’altro che confortanti: è sempre più probabile che le temperature globali aumentino di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, ponendoci pericolosamente vicini al limite massimo fissato dalla conferenza sul clima di Parigi del 2015. A oggi, il riscaldamento globale è già di 1,1°C in più del livello rilevato tra il 1850 e il 1900 e da questo derivano eventi estremi più frequenti e più intensi. Ogni nuovo aumento delle temperature, porterà a un peggioramento di queste situazioni, aumentando i rischi per la salute umana e gli ecosistemi. Ricordiamo, per altro, che quando i rischi si combinano con altri eventi avversi, come pandemie o conflitti, diventano ancora più difficili da gestire.
Le emissioni globali di gas serra hanno continuato ad aumentare, a causa di un uso non sostenibile dell’energia, del suolo, degli stili di vita e dei modelli di consumo e produzione. Ma una riduzione profonda, rapida e sostenuta delle emissioni potrebbe portare a un sensibile rallentamento del riscaldamento globale entro i prossimi due decenni e anche a evidenti cambiamenti nella composizione atmosferica. È indispensabile agire con un passo più svelto e più deciso, quindi, per contenere il riscaldamento entro 1,5°C e ridurre le emissioni in tutti i settori almeno della metà entro il 2030.
Dobbiamo fare presto: si sta rapidamente chiudendo anche l’ultima finestra a nostra disposizione per garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti.
Esiste una soluzione possibile? Gli esperti dell’IPCC sostengono che è indispensabile integrare misure di adattamento ai cambiamenti climatici con azioni volte a ridurre o evitare le emissioni di gas serra, in modo da amplificare i benefici. Per fare un esempio: l’accesso all’energia e alle tecnologie pulite migliora la salute, soprattutto di donne e bambini; gli spostamenti a piedi e in bicicletta o con i trasporti pubblici migliorano la qualità dell’aria e garantiscono equità, e così via. Si parla, per tanto, di uno sviluppo resiliente al clima.
Secondo gli autori del Rapporto – particolarmente cruciale perché non vi saranno nuove pubblicazioni prima del 2030 – l’accelerazione dell’azione per il clima sarà possibile solo se i finanziamenti aumenteranno in modo considerevole. E in questo senso è fondamentale l’impegno di governi, investitori, banche centrali e autorità di regolamentazione finanziaria. Servono politiche coordinate di cooperazione internazionale per un’azione climatica efficace ed equa a livello globale. Del resto, tutto è interconnesso: il clima, le popolazioni, gli ecosistemi, l’economia.
Il vero pilastro di questa trasformazione sono, non da ultimo, le singole persone: una maggiore consapevolezza sui rischi e sulle conseguenze portate dalla crisi climatica, può aiutarle a fare scelte più consapevoli. La lotta al global warming passa da azioni comuni e deve poggiarsi su obiettivi condivisi dalla più ampia parte possibile della popolazione. Questo è l’unico modo per garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti.