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Generazione Z

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15.10.2024
- 4 min

Le aspettative della generazione Z verso la sostenibilità

Generazione Z

La Generazione Z, ovvero la generazione composta da persone nate tra i tardi anni ’90 e i primi anni 2010, viene spesso descritta come unica e completamente diversa dalle precedenti. Considerata come più attenta alla sostenibilità ambientale e cresciuta con una maggiore consapevolezza dei problemi legati al cambiamento climatico e all’inquinamento, viene dipinta come più incline all’attivismo sociale, all’inclusione e alla diversità, che accetta le differenze culturali e promuove un ambiente sociale più aperto e tollerante.

Ma questa generazione è veramente così diversa dalle precedenti? Quali sono i tratti distintivi che la rendono unica?

Attivisti per il clima

La narrazione comune descrive la Generazione Z come più attenta e sensibile ai temi green tanto da mobilitarsi per la salvaguardia ambientale.

Protagonisti del movimento di protesta “Fridays for future” di Greta Thunberg, i Gen Z continuano a chiedere e rivendicare azioni politiche per fermare il riscaldamento globale e il cambiamento climatico, oltre al rispetto degli accordi di Parigi sulle riduzioni di emissioni di CO2. I movimenti per il clima non si limitano a manifestare nelle strade e nelle piazze di tutto il mondo, ma spesso hanno anche messo in atto scioperi della fame e sabotaggi di attività ritenute dannose per il pianeta. Cresciuti in un mondo in cui i cambiamenti climatici e le disuguaglianze sociali sono temi quotidiani, la maggioranza dei Gen Z è determinata a richiedere a Governi e imprese un impegno concreto verso un futuro più sostenibile e giusto.

Sostenibilità anche sociale

Un’indagine del 2024 condotta da  Webboh Lab, il primo laboratorio online di ricerca sulla Gen Z, conferma : i giovani della generazione Z vogliono anche una comunità inclusiva e pacifica, oltre che attenta alla questione climatica. I dati evidenziano come l’uguaglianza sul fronte dei diritti e le pari opportunità, seguiti dall’impegno per la riduzione dell’inquinamento e la promozione delle rinnovabili rappresentino la priorità assoluta. Ciò si ripercuote anche nell’ambito professionale: subito dopo la motivazione economica, uno dei fattori discriminanti nella scelta di un lavoro è l’impegno profuso dall’azienda in merito ai temi di sostenibilità ambientale e sociale, dell’inclusione e della diversity. Il work-life balance costituisce ormai un fattore discriminante nel mercato del lavoro: una situazione lavorativa con ritmi sostenibili ed orali flessibili ha assunto una crescente rilevanza nella ricerca di una occupazione.

Le preoccupazioni della generazione Z e l’eco-ansia

In una prospettiva futura, alla paura per le conseguenze del cambiamento climatico si aggiunge la preoccupazione per l’instabilità economica che si concretizza principalmente nel timore per il crescente costo della vita e nel pericolo disoccupazione. Una delle conseguenze naturali di tali tensioni è rinviare scelte di vita fondamentali, quali l’acquisto di una casa o la decisione di avere dei figli. La paura di diventare adulti in un mondo malato sommato alla preoccupazione per l’instabilità economica provoca, inoltre, crescenti stati d’ansia nei giovani della generazione Z: la chiamano eco-ansia o ansia climatica. Spesso vista come un lusso occidentale, o peggio ancora, come un capriccio delle nuove generazioni, l’ansia climatica può, invece, manifestarsi con sintomi specifici di stress, tristezza e senso di impotenza e necessitare di cure.

Ma questa generazione è veramente più virtuosa delle precedenti?

Nonostante il peso attribuito alla crisi climatica la Gen Z è restia a spendere di più per compiere azioni sostenibili. Ciò sarebbe confermato da uno studio del 2023 di Ipsos (società di ricerche di mercato). A livello globale, infatti, nel momento di fare scelte concrete per ridurre la propria impronta ecologica, attraverso comportamenti consapevoli, le nuove generazioni si dimostrano, paradossalmente, meno virtuose rispetto ad altre classi di età. Ad esempio, non prestano particolare attenzione allo spreco d’acqua, al consumo di energia o di carne e neanche alla raccolta differenziata. Al contrario, sono le fasce più adulte ad adottare stili di vita più virtuosi.

Ma è nelle scelte di consumo che osserviamo le contraddizioni maggiori. la Gen Z resta la prima consumatrice di fast fashion, la moda usa e getta nota per il grave impatto ambientale e spesso per le pratiche di sfruttamento umano, discriminazione, lavoro minorile e altre forme di abuso dei diritti umani. La ragione di questo paradosso è il fatto che la moda sostenibile non è accessibile a tutti: tantomeno ai giovani il cui potere d’acquisto è generalmente minore. A ciò si aggiunge la difficoltà di riconoscere aziende realmente virtuose, che non praticano greenwashing e la costante pressione all’acquisto di nuovi prodotti per seguire le ultime tendenze.

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