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dalla plastica ai tessuti

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18.05.2023
- 4 min

Acqua. Dimmi cosa indossi e ti dirò quanta acqua sprechi

dalla plastica ai tessuti

Indossare una t-shirt di cotone organico, non ha la stessa impronta idrica (quantità di acqua utilizzata per produrre un capo) di una in poliestere o cotone tradizionale. Un jeans prodotto con cotone sostenibile e con tecnologia “low water” costerà meno in termini di spreco d’acqua di un jeans prodotto tradizionalmente.

L’impronta idrica dei vestiti, dunque, varia a seconda dei tessuti utilizzati e delle tecnologie adoperate durante i vari cicli di produzione.

Perché è importante sapere ciò? Perché consapevoli del forte impatto ambientale del settore moda e in particolare della quantità abnorme di acqua consumata nella fabbricazione dei capi che indossiamo, nonché di quella inquinata, possiamo fare scelte consapevoli e spingere le aziende di abbigliamento a limitare il consumo di acqua e in generale a “sposare” la causa green inserendo la sostenibilità nella loro strategia e in tutte le loro attività.

Ecco alcuni consigli pratici per ridurre l’impatto idrico del nostro armadio:

  • Scegliamo il cotone biologico o organico

Occorrono 2.700 litri d’acqua per produrre una singola t-shirt (leggi di più). Se al posto del cotone coltivato tradizionalmente, per produrre la stessa maglietta, utilizzassimo il cotone organico, prodotto senza sostanze chimiche sintetiche come i fertilizzanti e i pesticidi, occorrerebbe il 91% di acqua in meno (Studio del 2017 di Textile Exchange-Organizzazione globale no-profit per una moda più sostenibile).

Non solo: la coltivazione del cotone organico preserva la fertilità dei suoli. Diserbanti e pesticidi, infatti, a lungo andare impoveriscono i terreni e ne aumentano il fabbisogno d’acqua.

  • Utilizziamo, in alternativa, il cotone rigenerato o quello riciclato

Il cotone rigenerato è quello ottenuto dal completo riciclo di vecchi abiti o di scarti di altre lavorazioni. i tessuti di cotone vengono raccolti e divisi per colore. Attraverso un particolare processo di lavorazione meccanico e non chimico, questi stracci vengono tagliati in piccole parti per poi essere sfilacciati e infine usati per la produzione di altri filati.

Grazie alla lavorazione meccanica, il recupero e la rigenerazione del cotone permettono di ridurre sensibilmente il consumo di acqua e inquinare meno, grazie al recupero degli scarti, che altrimenti finirebbero in discarica.

  • Compriamo jeans “low-water”

I jeans sono uno dei capi d’abbigliamento che più in assoluto richiede un consumo di acqua eccessivo per essere prodotto: circa 7.500 litri per un solo paio (Dal rapporto “Quant’acqua sfruttiamo”, redatto dal SERI – Sustainable Europe Research Institute su commissione della sezione europea di Friends of the Earth-Amici della Terra).

Considerando che annualmente vengono prodotti circa 2 miliardi di jeans, il risultato è un utilizzo abnorme di acqua. Se a questo aggiungiamo l’inquinamento derivante dalla miscela delle sostanze chimiche e di petrolati utilizzati per creare il colore indaco, il danno ambientale è elevatissimo.

Fortunatamente, ci sono delle alternative. Alcune industrie del denim, infatti, hanno sviluppato tecnologie per risparmiare acqua durante le varie fasi di lavaggio e rifinitura. Altre hanno cominciato, anche, ad utilizzare cotone organico e colori vegetali per la tintura. Informarsi sul tipo di produzione a cui un paio di jeans è stato sottoposto è, dunque, importante come lo è per tutti gli altri tessuti utilizzati nel settore moda.

  • Laviamo i vestiti solo se necessario

Un accorgimento molto semplice per evitare di sprecare l’acqua è lavare meno i nostri vestiti: lavarli quando sono veramente sporchi e non dopo averli indossati una sola volta. Ridurremo allo stesso tempo la dispersione di microfibre nell’ambiente, l’energia consumata e l’utilizzo di detersivi inquinanti.

E ancora: una lavatrice consuma dai 60 ai 90 litri d’acqua ad ogni lavaggio, per questo è meglio utilizzarla sempre a pieno carico e seguendo attentamente le istruzioni di lavaggio.

  • Acquistiamo di seconda mano

Un’alternativa sempre più di moda è l’acquisto second hand. Non solo produce un vantaggio economico personale, ma evita che nuovi vestiti vengano prodotti e che quelli usati, ancora in buone condizioni, finiscano in discarica, facendo risparmiare al pianeta risorse preziose.

  • In fondo basterebbe semplicemente ridurre la domanda

Impegnarci ad acquistare di meno e solo quello che ci serve davvero, è la soluzione migliore. Investire sulla qualità anziché sulla quantità, imparare a riadattare e riparare i capi che già possediamo o acquistare di seconda mano sono le scelte vincenti per chi, pur non rinunciando alla moda, vuole essere più sostenibile.

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