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un bambino che abbraccia un tronco d'albero con un cuore inciso sopra

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21.03.2024
- 4 min

Il superpotere degli alberi

un bambino che abbraccia un tronco d'albero con un cuore inciso sopra

«Senza le piante l’intera vita animale sarebbe impossibile».

Scrive così il botanico e saggista Stefano Mancuso nel suo ultimo libro, “Fitopolis, la città vivente”, ricordandoci una verità tanto evidente e primordiale quanto troppo spesso sottovalutata: il Pianeta non può fare a meno delle piante.

Eppure, il degrado e la perdita delle foreste stanno destabilizzando gli ecosistemi di tutto il mondo, lasciando campo libero al cambiamento climatico. Secondo un’indagine del Global Forest Watch, ogni sei secondi, il nostro Pianeta perde una parte di foresta pluviale grande quanto un campo da calcio a causa della deforestazione. E il WWF aggiunge: ogni anno spariscono quasi 36mila ettari di foresta.

Ma perché dovremmo salvare gli alberi per salvare il pianeta? Semplice, perché gli alberi hanno i superpoteri.

Gli alberi sono dei naturali depuratori d’aria e rappresentano il metodo più efficace per catturare il carbonio dall’atmosfera, liberando ossigeno. Uno scambio attraverso il quale le piante assolvono l’importantissima funzione di protettrici del clima. Più alberi, dunque, significa meno CO2 nell’aria, di conseguenza temperature più basse: le loro chiome creano ombra e tramite il processo di “evapotraspirazione”, espellono acqua per raffreddarsi. Acqua che, evaporando, riduce ulteriormente la temperatura dell’area circostante. Diversi studi, infatti, hanno dimostrato che nelle zone meno verdeggianti, si creano più facilmente le cosiddette “isole di calore”, ovvero aree più calde rispetto alle zone più ricche di verde.

Direttamente connessa a questo processo è la capacità degli alberi di essere motori di vita: la fotosintesi, infatti, trasforma l’energia luminosa del sole in energia chimica, ovvero zuccheri. A ciò si aggiunge la capacità delle piante di assorbire i rumori, dunque di ridurre l’inquinamento acustico, di limitare il rischio idrogeologico, trattenere le falde acquifere e impedire l’erosione, di favorire la biodiversità e alleggerire lo stress. Questa è, forse, la scoperta più recente tanto che sono nate diverse “terapie verdi” che prevedono di trascorrere alcune ore a settimana tra gli alberi per avere un sistema immunitario più resistente e miglior benessere fisico e mentale. La stessa ONU, nel 2020, ha dichiarato che stare a contatto con la natura è considerata una vera e propria medicina preventiva.

Per tutte queste ragioni, gli alberi sono un elemento fondamentale anche per lo sviluppo delle città in ottica sostenibile, anche se, secondo ASviS, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, in Italia appena il 7% dei Comuni capoluogo di provincia ha elaborato un Piano del verde e solo il 17% ha oltre 9 m2 per abitante di superficie destinata al verde attrezzato (minimo standard raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e metà dell’attuale media europea).

Avviare progetti di piantumazione e rimboschimento sembra essere, quindi, uno step essenziale per pensare a un futuro più green. Lo Special Report on Climate Change and Land del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) suggerisce, infatti, di aumentare di 1 miliardo di ettari le foreste per limitare l’aumento delle temperature globali a 1,5°C entro il 2050. La piantumazione è un obiettivo che si è data anche l’Europa che entro il 2030 intende piantare 3 miliardi di nuovi alberi. Goal a cui è allineata l’Italia: oltre a proteggere le foreste esistenti, infatti, ha dichiarato di voler piantumare ben 1000 miliardi di alberi entro i prossimi sei anni. E ricordiamo, su questo fronte, anche la campagna lanciata dal World Economic Forum per sostenere la piantumazione di un trilione di alberi entro il 2030.

Attenzione, però: non tutte le piante sono uguali. È fondamentale selezionare le specie più adatte a determinati habitat, valutando anche possibili effetti della crisi climatica. Una ricerca di Nature, in particolare, ha calcolato la capacità di assorbimento delle varie specie arboree rispetto a inquinanti come anidride carbonica, particolato e biossido di azoto, scoprendo che quelle con il più alto assorbimento sono: il bagolaro (Celtis australis), il platano comune (Platanus x acerifolia), l’olmo siberiano (Ulmus pumila) e la quercia rossa (Quercus rubra).

In sintesi, oggi più che mai è fondamentale riportare la natura all’interno dei nostri habitat, anche e soprattutto nelle aree urbane. Ma non possiamo farlo senza, contemporaneamente, agire su altri fronti, ad esempio tagliando le emissioni prodotte dalle attività produttive.

La natura non è qualcosa di slegato dalla nostra vita. Le piante possono e devono essere un tutt’uno con i luoghi in cui abitiamo e con lo stile di vita che conduciamo. Come affermo il botanico russo Kliment Timirjazev, del resto, le piante sono l’anello che lega il Sole alla Terra. Sono il motore green che ci consente di vivere e respirare. E se non sono superpoteri questi, cos’altro potrebbe esserlo?

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